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A.S.D. GERUNDO VOLLEY
PROGETTO EDUCATIVO
Premessa
Nelle pagine che seguono viene presentato il  progetto educativo della A.S.D. GERUNDO VOLLEY. Partendo da un processo di verifica del cammino percorso fino ad ora, che ha coinvolto genitori, atleti, allenatori e dirigenti, tenendo conto 
delle indicazioni e riflessioni contenute nelle linee guida della Pastorale Giovanile del Sinodo e degli atti del congresso della FOM "Oratorio e Sport", si è giunti alla formulazione del presente progetto educativo, che costituirà il riferimento del 
nostro operare nell'ambito sportivo. 
Ovviamente il progetto educativo non è un oggetto fossilizzato, ma vive continuamente nella sua messa in pratica ed esplicitamente chiede che il suo contenuto sia sempre messo in discussione e verificato prima di essere condiviso, alla 
ricerca di migliorarne la forma di applicazione. 
In tale contesto è dunque anche auspicabile l'innescarsi di un processo di revisione e di aggiornamento permanente dei contenuti, da formalizzare a scadenze predeterminate. 
1.  Introduzione 
Accostare la parola educativo alla parola progetto significa trasfondere in questo l'idea che il processo educativo non ha mai fine e l'uomo è sempre educabile dentro ogni età. 
L'intento di queste pagine è quello di aggiornare ed approfondire il riferimento scritto di quelle idee, presupposti e valori che fino ad oggi hanno caratterizzato una comunanza nell'agire con l'intenzione di fare maggiore chiarezza nei 
fondamenti della nostra società sportiva. Negli ultimi anni nuove figure di allenatori, dirigenti e collaboratori, hanno fatto parte del gruppo sportivo è ci è parso urgente poter riordinare in un documento e, per quanto possibile, coordinare le 
forze verso un'identica meta. 
L’ A.S.D. GERUNDO VOLLEY, facente parte della Parrocchia San Vittore Martire, pone come principio regolatore delle sue attività un'aperta accoglienza nella diversità di valori e credenze delle persone che incontra, indipendentemente da 
razze, religioni, convinzioni politiche. 
In quanto agente educativo in ambito sportivo accogliamo i ragazzi e li formiamo al fine di aiutarli a "tirar fuori" (e-ducere) potenzialità umane e tecniche che li caratterizzano: la palestra non è il luogo del Catechismo, ma è un luogo in cui si 
trasmettono valori che aiutano l'apertura ed il confronto nel clima di fraternità che favorisce una crescita rispettosa verso tutti. 
2. Le linee guida della Società 
La A.S.D. GERUNDO VOLLEY è una società sportiva composta da "persone " che
collaborano
 per il raggiungimento di un
obiettivo
 attraverso un
mezzo
 condividendo un
metodo
.
2.1 L'obiettivo
L'obiettivo principale 
 è
“educare alla vita attraverso lo sport”  
, significa crescita personale e tecnica dei giovani, tramite l'insegnamento di un corretto rapporto con il proprio corpo, di acquisizioni tecnico - tattiche ed 
un'educazione allo sport ed ad un sano agonismo da trasfondere sia nella pratica sportiva che nella vita quotidiana. 
Non è facile, ma è possibile!  
 Ed è possibile a determinate condizioni.  
A noi che di questa parrocchia facciamo parte sta a cuore come alla Chiesa, più di ogni altra valenza, la  
valenza educativa dello sport. 
 E il primo esempio ce lo dà san Giovanni Bosco che guarda caso è anche il nome del nostro oratorio e 
della nostra società. Valenza educativa significa che lo  
sport è mezzo e luogo per lo sviluppo e per la crescita  
permanente  
dell’uomo,  
nella totalità e verità dei suoi valori e delle sue esigenze. Anche nel campo dello sport dobbiamo fare un 
salto di qualità per accedere, sempre più, a un  
sapere  
pedagogico che diventi  
arte 
 pedagogica,  
itinerario 
 pedagogico e  
metodologia  
pedagogica, per non essere affidati a una creatività maldestra, a un’intuizione immediata, allo 
spontaneismo, al pressappochismo, o anche solo al cosiddetto buon senso, ma per impegnarsi in una riflessione seria, approfondita, critica, matura. Sì, perché lo sport possa veramente generare esperienze umane ed educative, bisogna farlo 
bene. Tra le condizioni necessarie, una delle più importanti è quella di  
una adeguata preparazione degli operatori. 
 Servono allenatori e dirigenti sempre più formati e qualificati. Si tratta di figure talmente importanti dal punto di vista 
educativo, che non possono essere minimamente improvvisate. Sarà proprio la presenza di bravi allenatori e dirigenti a far esplodere queste potenzialità educative. E’ quindi necessario che ognuno di noi continui e si impegni ancora di più 
nello svolgere un servizio educativo che passa  
“dentro “ il fare  
sport, attraverso azioni di cui dovremo essere esperti e competenti. Se faremo bene uno sport al servizio della persona, avremo già compiuto una  grande missione educativa e 
pastorale: è Gesù stesso che ci affida il mandato di essere, a pieno titolo e con vera gioia,  
testimoni autentici e credibili del suo Vangelo  
nel nostro ambito di operatori sportivi. E testimoni potremo esserlo mantenendo sempre l’uomo al 
centro delle nostre attività e preoccupazioni.  C’è un’istanza etica fondamentale che la coscienza sa di non dover cancellare: quella di fare della pratica sportiva una realtà al servizio della persona, nella totalità dei suoi valori e delle sue 
esigenze. E’ il principio evangelico e nello stesso tempo razionale:  
“non l’uomo per lo sport, ma lo sport per l’uomo”. 
 Vogliamo offrire a bambini e ragazzi un'occasione di crescita, ponendoci al fianco di genitori, insegnanti ed altri 
agenti educativi come figure di riferimento, senza alcuna pretesa di sostituzione, ma in qualità di incentivo all'emersione delle capacità individuali e sociali del ragazzo. 
Riteniamo di importanza primaria il lavoro in rete con la famiglia, la scuola, il catechismo ed altre attività che il ragazzo s'impegna a portare avanti e collaboriamo affinché i ragazzi imparino a gestire la loro giornata tra gli impegni quotidiani 
ed apprendano ad organizzare il proprio tempo tra le diverse realtà a cui partecipano. 
Lo sport è un'attività che può affidare al ragazzo (o restituire all'uomo) la capacità di essere protagonista della propria vita, in un rapporto sereno con se stesso e responsabile con gli altri. 
All'interno di questo cammino si deve tenere conto di quelle attenzioni richieste dalle dinamiche della crescita e dal contesto socio - culturale: è un cammino che deve valorizzare le potenzialità ed offrire occasioni ed esperienze capaci di far 
crescere e di dare senso a ciò che il ragazzo ed il giovane incontreranno. 
2.2 Il mezzo
Il
mezzo
 che noi utilizziamo per realizzare tale obiettivo è lo sport, in particolare, per le sue caratteristiche, la pallavolo. 
Cosa significa educare attraverso lo sport? Crediamo che lo sport debba essere un'attività educativa gratificante, festosa e socializzante. Senza pretendere di fare un trattato, possiamo dire che lo sport è più che una semplice attività motoria 
e si riferisce ad un sistema di valori che è compatibile con il sistema di valori dell'educazione sotto ogni aspetto: per esempio la dialettica individuo - gruppo in seno alla squadra o alla comunità in genere: la partecipazione ad una realtà 
sociale che ha le proprie regole ed in cui bisogna inserirsi, il sentimento di appartenenza ad una comunità. 
Lo sport, e lo sport di squadra in particolare, è una delle forme più efficaci di socializzazione: ciascun individuo ha il proprio modo di giocare, il proprio ruolo ed è al servizio degli altri; l'individuo si situa in rapporto agli altri ed il proprio 
valore personale è amplificato dalla squadra - collettività. Da qui consegue il desiderio di superamento personale, una sorta di inquietudine, positiva e dinamica, per perfezionarsi personalmente ed essere un elemento attivo del gruppo e, 
d'altra parte, servire al meglio la comunità alla quale appartiene. 
Infatti quando la pallavolo pensa di educare i ragazzi ed i giovani considerando solo il loro aspetto sportivo, si sbaglia : per cultura diffusa si è abituati a ridurre l'esperienza sportiva ad un solo aspetto della vita delle persone, mentre lo sport 
è coinvolgimento totale della persona. Ogni volta che scende in campo l'atleta gioca tutto se stesso. 
Non crediamo che lo sport sia solamente un servizio da "tappa - buchi" da effettuarsi in mancanza di altro, né che abbia l'obiettivo di "tener buoni" i ragazzi narcotizzandoli; sosteniamo la pluralità di attività che possa collocare al giusto 
posto lo sport evitandone l'assolutizzazione che è contro la crescita dell'uomo ed ostacola un servizio educativo completo…… 
 “non l’uomo per lo sport, ma lo sport per l’uomo”. 
2.3 Il metodo
Il
metodo
 da noi utilizzato è l'approccio didattico - educativo non direttivo, rivolto alla persona nella sua globalità piuttosto che alle sue sole caratteristiche motorie. Per noi insegnare lo sport non è solo allenare ed allenare non significa 
addestrare. 
Purtroppo non basta frequentare un corso per essere educatore e siamo consapevoli che la formazione degli operatori - educatori sia un percorso lungo e complesso. 
Di conseguenza, riteniamo basilare che l'attività sportiva, proprio perché riconosciuta con valenza educativa, non possa essere affidata a qualcuno che abbia il semplice "pallino" della pallavolo, ma sia animata da allenatori e dirigenti che 
siano veri educatori, motivati, generosi, disponibili all'ascolto ed alla formazione come persone in crescita. 
3. Il progetto educativo
Per educare occorre partire dalla realtà delle persone che si hanno di fronte: è necessario avere in testa un progetto educativo che risponda alle domande "A quale uomo vogliamo tendere?" e "Verso quali valori dirigiamo il nostro servizio?". 
Per rispondere a tali domande è necessario conoscere le esigenze ed i bisogni dei ragazzi o dei giovani che accompagniamo, anche per rispettare il presupposto di educazione a partire dalla realtà giovanile. 
Perciò, la domanda è " cosa ricercano i bambini ed i ragazzi nello sport?" 
I ragazzi, dai più piccoli ai più grandi, ricercano  
se stessi 
 in un ambito dove poter crescere e scoprirsi nelle proprie qualità e nei propri limiti. Hanno bisogno di una conferma della loro persona e se ciò avviene in un ambito dove non è 
dovuta e non è d'obbligo, è più gradita. Tale ricerca è ambigua perché da un lato porta ad un'esasperante attenzione a se stessi e rende i ragazzi adolescenti ansiosi verso la propria immagine, verso le proprie prestazioni, comprese quelle 
sportive. D'altro canto la loro età talvolta li porta a non vedere lo sport come un impegno che può chiedere sacrifici e fatiche, ma come un qualunque passatempo, che si può affrontare con superficialità ed incostanza e può essere 
abbandonato in ogni momento. 
La ricerca di  
amicizia 
 e di un gruppo è positiva e rende sicuri e più forti, rispondendo al bisogno di appartenenza; l'amicizia pone spesso in secondo piano l'interesse per lo sport, per cui si fa sport per stare insieme, per divertirsi e giocare. 
Ciò non significa che questo venga svolto senza interesse e serietà, ma semplicemente che attraverso la pallavolo, seriamente praticata, si scoprono rinnovati valori e forti legami di squadra che sollevano dall'affrontare da soli vicende 
emotive o tensioni personali extra - palestra. 
È utile riconoscere il ruolo della cosiddetta "valvola di sfogo" per la  
voglia di competere e di misurarsi divertendosi
, incanalando l'aggressività e la frustrazione dell'età. Spesso lo sport rappresenta quell'occasione in più quando un 
ragazzo si trova a disagio in altri ambiti della propria vita (scuola, famiglia etc.): in questo caso la pallavolo serve a controbilanciare il senso di fallimento o di impotenza sperimentato in altre situazioni e facilita l'auto-realizzazione. 
Il bisogno di sentirsi parte di un gruppo rinforza il  
senso di appartenenza 
 alla squadra, che diviene il luogo in cui trovare un posto, svolgere la propria funzione, potersi rapportare con altri, essere stimolato ad assumersi la proprie 
responsabilità. L'importante è che tale appartenenza non si trasformi in rigidità e formalità: non significa ricoprire il solo ruolo dell'atleta e del giocatore, ma porsi in relazione ed in gioco come persona. 
Il rapporto del ragazzo e del giovane con il proprio corpo è un aspetto importante della crescita: attraverso lo sport, le amicizie, il senso di appartenenza rinforzato spesso all'interno dello spogliatoio si lavora per trasmettere un'equilibrata 
cultura del fisico 
. Gli educatori ed i compagni di squadra in questo rappresentano importanti riferimenti e possibilità di confronto reale e veritiero. 
Quindi attraverso la pallavolo "
Quale uomo vogliamo formare
?":
Rispettoso delle regole  
Responsabile di se stesso  
Con caratteristiche personali rafforzate, che lo qualifichino  
Fiducioso nelle proprie capacità  
Capace di stare in relazione con altri e di scoprire la ricchezza dello stare insieme  
Felice di collaborare con gli altri  
Curioso della vita
Consapevole dei propri limiti e desideroso di superarsi con fatica ogni giorno  
Generoso e capace di accoglienza  
Libero  
Crediamo in un modello di uomo non massificato e vogliamo favorire un'esperienza di personalizzazione in un contesto comunitario, dove diversità non sia motivo di separazione o emarginazione, ma occasione di arricchimento reciproco. 
Lo sport è fondato su una dimensione comunitaria perché la squadra è un gruppo dove ciascuno può essere accolto ed accogliere, può trovare il proprio posto, può svolgere la propria funzione e comprendere le proprie potenzialità e limiti, 
imparare a rapportarsi con altri, essere stimolato ad assumersi le proprie responsabilità, esprimere creatività personale, apprendere il rispetto delle regole, riconoscere le sfide ed discernere quali accettare e quali evitare. 
Si reagisce alla diffusa convinzione che il "tutto mi è dovuto" e " che devo possedere ciò che mi deve essere dato" dell'atleta, per cui a chi gioca con noi viene detto che "non tutto è dovuto, ma è giusto che impari a guadagnarsi qualcosa 
con fatica e si conosca il prezzo del sacrificio e del rifiuto". 
Inoltre è importante aiutare i ragazzi a non chiudersi nello sport ed andare oltre lo sport stesso per scoprire il significato ed il valore di vita legato ad esso. 
Intendiamo agevolare la crescita della società sportiva verso la costruzione di una "comunità" costituita da: 
un ambiente "abitabile" in cui ogni persona si trovi a proprio agio;  
un clima "familiare" che permette l'instaurare di legami profondi;  
sensibilità a tutto ciò che è positivo nelle persone e nei gruppi;  
attenzione a quella realtà ed a quei processi culturali e sociali che abbattano ogni divisione e barriera;  
capacità di "sognare in grande" andando al di là delle cose immediate e desiderando sempre qualcosa di meglio;  
capacità di osservare ed evidenziare ogni risorsa personale, scoprendo attitudini e capacità, anche nascoste;  
mediazione tra sogni e realtà, facendo accettare serenamente i propri limiti;  
operatori sportivi che accompagnino personalmente ogni ragazzo nella scoperta della propria irripetibilità;  
che è fedele al passato, perché riconosce le sue radici, soprattutto in chi ci ha consegnato oggi un'eredità;  
che è fedele al presente, perché fa gesti concreti e lascia il segno di nuovi modi di pensare, di parlare e di agire;  
che è fedele al futuro, perché traccia un cammino ed indica la direzione di marcia.  
4. Come realizzare il progetto? 
Il raggiungimento di questi obiettivi è possibile solo in presenza di un corretto metodo educativo prima che didattico. 
Abbiamo visto cosa intendiamo per metodo e occorre una premessa: un buon metodo educativo può sempre produrre buoni risultati, tuttavia si agevola l'ottenimento dei risultati sperati se il metodo viene ad essere applicato in un contesto 
favorevole.
4.1 Attraverso la Società sportiva
Il contesto in cui avviene l'incontro tra educatore e ragazzi, l'alambicco nel quale si produce la reazione, è la società sportiva. 
Una società sportiva può collocare la propria attività in un qualunque punto tra due estremi: l'agonismo puro ed il semplice avviamento sportivo (attività ricreative). 
Comunemente l'attività con i più giovani dovrebbe essere focalizzata sugli aspetti educativi per aiutare i ragazzi a crescere non solo nello sport, ma anche nella vita, mentre l'attività con gli adulti può comprendere tra i propri obiettivi il 
conseguimento di risultati agonistici. Questo perché su cento bambini magari uno solo diventa campione, ma tutti e cento devono diventare uomini. E la A.S.D. GERUNDO VOLLEY ne è consapevole.
Una società sportiva che si possa definire "completa", ed a cui noi tendiamo, deve riuscire a far convivere in maniera costruttiva entrambi gli aspetti esaltandone la complementarità e riducendone le divergenze. Vogliamo che il nostro settore 
giovanile abbia obiettivi, organizzazione e competenze con significati e valori educativi e di crescita personale - umana finalizzati all'età, affiancati alla pratica tecnica di educazione motoria; nel nostro settore "agonistico", con ragazzi più 
adulti e già formati, gli obiettivi di crescita tecnico - tattica e di risultato sono maggiormente evidenziati e la parte di crescita umana si delinea nell'educazione all'agonismo. 
La società va anche intesa come momento di organizzazione e coordinamento delle risorse deve essere una struttura funzionale, efficiente, ovvero non passiva e burocratica, che deve porsi come obiettivo lo sviluppo dei seguenti punti: 
professionalità delle persone che collaborano  
organizzazione interna  
impegno e serietà (senso di appartenenza alla società)  
apertura al confronto con altre società od associazioni (ricerca di miglioramento)  
È possibile immaginare i fattori organizzativi come un iceberg, in cui esiste una piccola parte emersa e che, quindi, tutti possono vedere, ed una parte molto più grande che nessuno nota in quanto sommersa. Come in un iceberg è la gran 
massa sommersa che permette il galleggiamento e l'emersione della parte visibile. 
Fattori Organizzativi
Parte Emersa
Parte Sommersa
Persone di riferimento: dirigenti, allenatori, atleti.
Persone non in vista, che svolgono lavori amministrativi, organizzativi burocratici
Luoghi in cui si svolgono le attività
Reperimento e gestione delle risorse economiche
Campionati e manifestazioni varie
Attività amministrativa
Effetti dell'amministrazione
Gestione delle risorse umane
Materiali
Formazione
Pubblicità e stampa
Norme di gruppo
Orientamento societario
Programmazione
Memoria del passato
Sentimenti e comportamenti condivisi
Senso di appartenenza e identità societaria
Relazioni pubbliche
Organizzazione interna
Realizzazione di eventi e manifestazioni
In un'organizzazione la parte "emersa" è legata alle questioni pratiche, alle attività svolte, alle persone in vista, mentre la parte "sommersa" è legata alle strutture, all'organizzazione che permette di svolgere l'attività, all'amministrazione, alla 
gestione economica, alla formazione delle persone ed al senso di appartenenza. 
Una Società sportiva non è solo un luogo dove si fa sport. E’ molto, molto di più. E’ un grande laboratorio di incontri e di esperienze, che resta vivo e propositivo per tutto l’anno. La società sportiva è un soggetto attivo sul territorio. E’ per 
questo che dobbiamo pensare e progettare la nostra società sportiva come autentico ponte con il territorio. Dobbiamo essere capaci di dialogare con le altre agenzie educative, con le scuole del territorio, con l’amministrazione locale, con le 
varie associazioni e con le realtà di volontariato. Dobbiamo saper accogliere tutti, con un’accoglienza che non sia semplicemente di attesa passiva, ma che sia capace di andare a cercare i meno bravi, i ragazzi difficili, i disabili, le persone 
sole e tutti coloro che cercano relazioni umane vere, piene di rispetto e di dignità per ognuno. Le società sportive sono un tesoro prezioso per l’intera società civile. Un tesoro prezioso che però troppo spesso viene dimenticato, ignorato o 
osteggiato. Per portare aventi una società sportiva che si basa su un generoso volontariato, non basta la passione educativa, benché sia grande! – e lo spirito di sacrificio. Servono anche strutture e risorse economiche che consentano di 
“dare fiato” al generoso impegno degli operatori. Lo esige l’amore spesso per il paese e per coloro che lo abitano, a servizio dei quali sta anche la dignità dello sport. 
4.2 Attraverso gli operatori
Le persone che lavorano nella società sportiva devono essere consapevoli di questa distinzione tra i ruoli visibili ed invisibili, accennata al paragrafo precedente, (anche se spesso la differenza non è così marcata) per trovare il ruolo che 
meglio corrisponde alle loro aspettative e meglio utilizzare le proprie capacità. Ad esempio, a chi piace stare in relazione con le persone, sicuramente andrà stretto il ruolo di contabile; e non troverà soddisfazione nell'accompagnare una 
squadra giovanile chi ha bisogno di stimolazioni legate ad un alto contenuto agonistico. 
Per poter tendere alla realizzazione degli obiettivi che ci siamo preposti in quanto società sportiva è necessario che ci siano valide figure o di tecnici - professionisti o di dirigenti, dove per dirigente s'intenda principalmente, ma non 
esclusivamente, la funzione ed il ruolo di accompagnatore, cioè il rappresentante della società che vive più a contatto con la squadra. 
Il tecnico ed il dirigente sono entrambi operatori sportivi, ma hanno figura e ruoli diversi e ben distinti: l'allenatore insegna la tecnica del gioco, cura la preparazione fisica degli atleti. 
Il dirigente si occupa degli aspetti logistici e gestionali della squadra, svolge le pratiche burocratiche. Insieme cooperano e gestiscono il gruppo squadra, dividendosi alcuni compiti, confrontando le proprie opinioni e decidendo insieme le 
condotte da tenere. 
Quindi l'operatore sportivo nella  A.S.D. GERUNDO VOLLEY, che sia allenatore o dirigente, in ogni caso deve saper interpretare due diversi ruoli:
educativo, al fianco dei ragazzi come figura di riferimento,  
tecnico per quelle che sono le sue specifiche competenze.  
Come detto è fondamentale che entrambe le figure operino in sintonia nell'azione educativa. 
E' chiaro che un ruolo non esclude l'altro, ma è necessario che tali ruoli siano interpretati in modo diverso in relazione al tipo di gruppo affidato. 
Il dirigente vicino ai più piccoli deve essere consapevole della rilevanza educativa della sua presenza e la funzione più prettamente tecnico - burocratica, pur restando presente, richiede un'attenzione minore. 
Per l'allenatore resta il concetto educativo fortemente compresente con l'insegnamento motorio e tecnico. 
Nel settore agonistico il dirigente accompagnatore dovrà dedicare più tempo ed attenzione all'attività organizzativa e la sua funzione sarà prevalentemente tecnica, senza che venga meno la funzione educativa; per l'allenatore, allo stesso 
modo, prevarrà l'insegnamento tecnico - tattico di squadra ed individuale. 
Naturalmente non ci dobbiamo scordare che gli operatori, sia essi allenatori o dirigenti, devono essere  
testimoni di Gesù innanzitutto con gli strumenti dello sport:  
una buona preparazione, la capacità di “tenere lo spogliatoio”, la pazienza nel 
far crescere e valorizzare le doti di ciascuno, la serenità e l’autorevolezza nel decidere, la libertà – nel rispetto – anche verso le pressioni che possono venire da qualche genitore…. Lo possono essere soprattutto,  
con una fedele dedizione ai 
ragazzi e una limpida e matura passione educativa  
per loro, anche per quelli più difficili. E aggiungiamo:  
“Dobbiamo amare veramente i nostri ragazzi e i nostri giovani. Se li amiamo, condivideremo con loro tutti i momenti della loro vita: non 
soltanto il momento della palestra, ma anche quelli della preghiera e della formazione”.  
Il nostro non è mai un agire a titolo personale, ma è sempre a titolo della Chiesa! 
4.3 Attraverso la formazione dei formatori
È necessario perciò curare la formazione degli operatori sia quella personale che relativa al compito svolto: crediamo soprattutto che la formazione personale sia il motore che spinge a portare avanti un'attività con motivazione e serenità, in
quanto gli operatori sportivi per primi devono sentire di stare seguendo un proprio cammino di crescita, in cui poter essere se stessi nel donare e nel ricevere all'interno delle diverse relazioni, che avvengono in palestra.
Nessun educatore, che sia dirigente o allenatore, potrà trasmettere ai più giovani gioia, pienezza, grinta e forza, se lui per primo non sente propri tali valori, ma vive l'impegno come fatica e peso e sente di non ricevere nulla dal proprio 
ruolo. 
Per questo motivo si ritiene opportuno che l'operatore sportivo non sia un'adolescente, ma abbia già iniziato un proprio percorso di vita sia personale che sportiva con consapevolezza. 
L'allenatore ed il dirigente devono porsi essenzialmente come persone disponibili al confronto, pronta a mettersi in gioco e capaci all'ascolto: in primo luogo per una crescita propria di uomo o donna, secondariamente per porsi come figura di 
riferimento umana per i ragazzi. Devono rappresentare la società di fronte alla squadra ed al singolo con norme e valori basilari della società, che ha fatto propri ed ha incarnato; deve possedere perciò conoscenze e competenze sul proprio 
ruolo. 
Obiettivo principale è formare attraverso incontri individuali e di confronto di gruppo dirigenti accompagnatori: 
con senso di appartenenza e di identificazione ai valori della società  
competenti e professionali con  
o
conoscenza dei compiti e del ruolo  
o
chiarezza  
o
affidabilità  
o
costanza  
o
capacità di mediazione  
attivi ed animati per garantire un'attività continuativa : prerogative essenziali sono  
o
il volersi impegnare (essere motivati)  
o
il potersi impegnare (avere tempo e mezzi per)  
o
il sapersi impegnare (avere predisposizione e competenze)  
Per evidenti motivi la figura educativa che resta per la maggior quantità di tempo a contatto con i ragazzi è l'allenatore. Egli deve avere piena consapevolezza del suo ruolo e si può definire "alleducatore". 
La formazione tecnica
 degli "alleducatori": se l'alleducatore è il principale responsabile della crescita del gruppo - squadra e di ogni suo componente, deve essere quindi una persona responsabile, che abbia già affrontato le 
problematiche professionali, almeno dal punto di vista teorico, con studi adeguati. 
Inizialmente è opportuno che si concentri solo sugli aspetti tecnico - tattici seguendo un gruppo già formato, con anni di esperienza di lavoro insieme, che abbia già affrontato i diversi stadi della crescita e sia giunto ad un equilibrio interno; 
successivamente potrà guidare gruppi neo formati applicando le conoscenze didattiche, tecniche e tattiche in suo possesso, ma considerando la delicata fase dello sviluppo della personalità del ragazzo. 
Nel periodo di formazione l'alleducatore lavorerà molto sulla definizione di obiettivi specifici e generali, sui metodi e sui contenuti, con l'aiuto di numerosi confronti con allenatori più esperti della società ed attraverso corsi di formazione 
personale. 
L'approfondimento delle proprie conoscenze oltre che la verifica del lavoro svolto dev'essere effettuato analizzando le situazioni da più punti di vista : per esempio appare utile alla formazione che l'allenatore si renda disponibile a prestare la 
propria collaborazione in ruoli diversi come quello di organizzatore di eventi, quello di arbitro o di segnapunti. 
Ci sembra opportuno riportare il " 
codice d'onore 
 " degli alleducatori, che operano nella società: si tratta di un canone di doveri, espressione di un'etica professionale che si fonda sul principio della responsabilità che ha l'allenatore verso il 
benessere degli atleti. Tale codice si riferisce non solo al rapporto allenatore - atleta, ma anche al rapporto allenatore - genitore e allenatore - dirigente. 
gli allenatori rispettano la dignità degli atleti, che vengono trattati con parità di diritti e lealtà indipendentemente da età, sesso, provenienza sociale ed etnica, ideologie, religione, opinione politica o condizione economica.  
Gli allenatori s'impegnano ad armonizzare le esigenze dell'allenamento e delle gare con quelle espresse dall'ambiente sociale, ed in particolare da quello familiare, scolastico, di studio e lavoro.  
Gli allenatori s'impegnano ad agire in modo responsabile sotto il profilo educativo:  
o
forniscono agli atleti tutte le informazioni rilevanti per consentire loro di migliorare la loro prestazione  
o
coinvolgono gli atleti nelle decisioni che li riguardano personalmente;  
o
nell'allenamento di atleti minorenni tengono conto degli interessi di coloro che ne hanno la responsabilità educativa secondo la legge;  
o
promuovono l'autodeterminazione degli atleti;  
o
in caso di conflitti s'impegnano a trovare soluzioni aperte, di confronto ed umane;  
o
non usano violenze di nessun genere verso gli atleti;  
o
educano gli atleti alla responsabilità, autonomia anche in vista della loro vita futura.  
Inoltre gli allenatori educano i loro atleti ad avere:  
o
un comportamento socialmente positivo all'interno del gruppo in cui si allenano;  
o
un comportamento leale in competizione ed al di fuori di essa ed il necessario rispetto nei confronti di tutte le altre persone coinvolte nell'attività sportiva;  
o
un rapporto responsabile con la natura e l’ambiente in cui vivono.  
o
L'interesse degli atleti, la loro salute, il loro benessere e la loro felicità sono prioritari rispetto agli interessi ed agli obiettivi di riuscita degli allenatori o delle organizzazioni sportive. Tutti gli interventi effettuati in 
allenamento devono essere adeguati all'età, all'esperienza ed all'attuale stato psico-fisico degli atleti.  
Gli allenatori s'impegnano ad impedire l'uso di mezzi vietati (doping) ed a prevenire il pericolo di assuefazione a sostanze nocive e stupefacenti (abuso di droghe, di nicotina, di alcool). Saranno consapevoli del loro ruolo di figure 
educative di esempio per i più giovani.  
4.4 Le attenzioni concrete
Come detto in precedenza, lo sport non rappresenta un solo aspetto della vita dei ragazzi e giovani, ma coinvolge totalmente la persona nei suoi diversi ambiti di vita (scuola, famiglia, amicizie etc.), diventando così terreno fertile per
l'educazione .
L'attività sportiva è educazione quando diventa oggetto di riflessione da parte di chi la fa e nello stesso tempo produce consapevolezza del senso e del valore per la vita. 
L'educazione è un processo graduale, fatto di un passo dopo l'altro, un cambiamento continuo e chi educa non sceglie in partenza le qualità, i valori o ciò che è buono in chi incontra, ma accoglie l'altro nella totalità della sua persona (pregi e 
difetti, limiti e doti, incapacità ed abilità); lo sport dev'essere adeguato alle persone che lo praticano, alla portata di tutti a seconda delle caratteristiche tecnico - personali di ciascuno e non un modello rigido di applicazione passiva 
sovrapposto o imposto sulla storia e sulle esperienze personali. 
Educare significa incontrare l'altro senza pre - giudizi e porsi come figura di riferimento che accompagni lungo il percorso sportivo senza forzare la naturale crescita personale. 
Lo sport è un osservatorio prezioso da dove leggere la situazione giovanile ed i bisogni dell'atleta. 
Quindi educare significa partire dalla realtà dell'atleta e del gruppo e seguire un progetto, che comprenda: 
Attenzione all'età: è una prima forma per curare la crescita tecnico - umana del ragazzo. Perciò la scansione del cammino sportivo si manifesta nella suddivisione dei gruppi per età e capacità motorie (minivolley, under 13, under 
14, under 16, under 18 prime squadre) ed attenzioni specifiche sia dal punto di vista tecnico che educativo. È opportuno scandire i passaggi di età accompagnando i ragazzi nella nuova esperienza tra i più grandi senza cadere in 
rigidità e prestando attenzione ai cambiamenti nelle dinamiche personali e di gruppo.  
Attenzione alle diverse situazioni che i ragazzi si trovano a vivere nelle realtà esterne alla società sportiva (la famiglia, la scuola, l'oratorio, altri sport etc.). E' importante aiutare a comprendere il valore dello studio e valorizzare le 
competenze acquisite, accogliere ragazzi che si trovano in situazioni familiari difficili o precarie, sostenerli e rispettarli nei loro percorsi di fede etc.  
Attenzione al rapporto con i genitori: le figure genitoriali sono le prime ed insostituibili figure educative e solo da un reale coinvolgimento può nascere un cammino educativamente significativo; perciò si ritiene opportuno che 
s'instauri un buon legame di collaborazione e conoscenza al fine di intervenire con unità di intenti ed in maniera trasparente nei confronti del ragazzo.  
Attenzione a situazioni di marginalità: particolare attenzione va posta a chi si presenta nello sport vivendo violentemente i propri disagi della crescita ponendosi in un ruolo provocatorio e trasgressivo. È importante riconoscere il 
disagio giovanile come espressione di stati d'animo e sofferenze interiori spesso troppo grandi per poter essere gestite autonomamente e, perciò, come richiesta di aiuto gridata con violenza. È necessario in questo campo ribadire 
la fiducia che poniamo in ogni persona e valorizzare le competenze che esprime nell'ottica educativa.  
4.5 La verifica 
Con periodicità cadenzate sull'attività svolta dal gruppo - squadra, allenatori e dirigenti devono procedere ad una verifica del percorso educativo realizzato ed in particolar modo della coerenza della propria azione con quanto previsto dal 
progetto educativo. 
“…. C’è una cosa che tutti vi accomuna e vi unisce: il vivere lo sport come un valore. Si, lo sport  è “un valore dell’uomo e della cultura, un luogo di umanità e civiltà” 
 (CEI,
Sport e vita cristiana, n. 13) 
. Vorrei
riuscire a farvi sentire tutti amici e fratelli, perché volete vivere gli stessi valori. C’è, infatti, una vittoria che tutti – proprio tutti – dobbiamo conseguire: diventare campioni di umanità!. Vi dico allora: 
qualunque sia lo sport che praticate, allenatevi per essere UOMINI VERI. Giocate e vincete questa partita che è la più importante e decisiva, la partita della vita: crescete come uomini autentici, 
onorando in tutti l’identica “umanità” che ci accomuna e ci chiede di rispettarci ed amarci a vicenda…” 
( Cardinal Dionigi Tettamanzi) 
Agnadello, 4 luglio 2004